sabato, ottobre 30, 2004

Romina e il trend

A Siena l'altra volta al gruppo ho presentato Romina, ex allieva meritevole e di grande attendibilità lavorativa, che nel tempo libero, per via che una volta si mise a disposizione dell'intera compagnia e truccò tutti prima di una performance in teatro, maschi compresi, è stata scherzosamente nominata nostro esperto di look demenziale...

Abbiamo avuto una scambio di e-mails serratissimo in questi giorni, per motivi professionali da un lato e sull'avvento della culotta dall'altro. Insomma, un incontro al Ritz (dolce da un lato e salato dall'altro, ricordate?)...

Romina propone, per i momenti di relax e probabilmente in abbinamento alla lotteria di capodanno, "il gioco dell'isola dei barrosi", o meglio "l'isola del sienajazz dove gli allievi devono fare gruppo per forza, procacciarsi il cibo solo alla macchinetta della scuola e costruirsi delle capanne per difendersi dalle tempeste, soprattutto interiori..."

Dal canto mio, la mia teoria è che l'avvento della culotta, che sarebbero le mutande come le portavo io all'asilo (quelle a barchetta con le farfalline e i pesci...) in versione più trendy, magari in seta grigia coi nastrini o il pizzo, c'è davvero...

Ah! Che fine farà dunque il perizoma, che ha risolto così tanti problemi alle donne che portano più volentieri i jeans stretti?

Prima per riassettare lo slip normale dovevano andarsi sempre a nascondere da qualche parte, pararsi dietro lo sportello aperto della macchina, o in ascensore. Tornerà la fantasia del luogo ove sistemare il bordo rialzato della culotta? Ma sisters tenete presente che i tempi sono cambiati e che oggi ci sono ovunque le telecamere a circuito chiuso (anche a Siena Jazz)... Che figura, essere immortalate durante tale delicata operazione davanti al bancomat o vicino al reparto della simmenthal...

venerdì, ottobre 29, 2004

Gloria

Eh sì, è stato quel buontempone di Christian a postarmi la citazione del Piccolo Diavolo due posts fa. Allora ieri gli ho dato appuntamento via sms "sul tavolo accanto alla frutta", ovvero alla stazione metro di Anagnina: dovevamo compiere il nostro rito annuale, e cioè la nostra annuale meditazione peripatetica in un non-luogo.

Il nostro non-luogo per eccellenza è Ikea. Fuori dai gusti italiani e dalle italiane abitudini, ma anche fuori dal tempo: non ho mai visto un luogo anzi un non-luogo così fissato ancora con i sixties e i seventies.

Le lampade di Ikea, vogliamo parlarne? Quei fuchsia e quei verdi pisello si ritrovano solo nelle sedie, che sono un altro articolo da urlo, insieme ad alcune poltrone invero inquietanti, tipo con le fodere di velluto a coste larghe beige, come certi pantaloni dei (brutti) tempi che furono...

E poi ci sono i nomi delle cose, che così sradicati da qualunque etimologia conosciuta sono ancora più stranianti. L'ideale per andare a parlare delle nostre vite future fuori di qui.

Non che non avessi pensato alle fatidiche scale di casa mia (quelle antifurto, come ha sostenuto Lorenzo nell'ultimo comment): ogni volta che torno dall'Ikea sono un vero incubo! L'ultima volta con Masha e Giorgio abbiamo portato su al sesto piano alcune mensole Lack PESANTISSIME e la scrivania in legno massello Alve che ve la raccomando, anche smontata. Per non dire poi della mia luminosa idea di montare la succitata scrivania da sola, e per faticare meno poggiata sul letto. Provate a immaginare la scrivania montata a zampe in su alle una e mezza del mattino, e io col punto interrogativo sulla testa per capire con quale argano potevo ribaltare la suddetta, farla scendere dal letto senza procurarmi fratture e ferite, e spostarla nell'angolo della stanza a lei destinato... Avevo quasi deciso di dormire sul divano in salotto!!! Poi mi sono armata di coperte, le ho stese sul pavimento e insomma com'è come non è sono riuscita ad ottenere il risultato voluto, cioè più di ogni altra cosa andare a dormire.

Sciocchi.

Non ho dormito per terra.

Sulle coperte ci ho adagiato la scrivania quando l'ho fatta scivolare giù dal letto. Ribaltarla è stato lo stesso un atto rocambolesco, ma insomma ora ho un nuovo angolo studio/lavoro nella mia camera: status symbol, ci ho pure lo schedario! Lui è vuoto, praticamente, in compenso il desk laccato grigio perla è ingombro ogni due per tre. Mah.

Anyway, superando un branco di alci a dondolo ed una foresta di lampadari e addobbi natalizi, abbiamo raggiunto il bar interno e ci siamo serviti con dolci svedesi e pepsi. Ottimo inizio per la nostra conversazione.

...In realtà ieri all'Ikea io e Chris abbiamo fatto solo turismo. Ho comprato candele alla vaniglia e all'arancio, e poi all'uscita biscottini svedesi di ogni tipo, e anche dei deliziosi minimuffins con cui stamattina ho fatto colazione. Chris dal lato suo non ha resistito alle minigirelle...

I discorsi sono stati ampi e vari, dai viaggi che faremo alle case (anzi le non-case) che vorremmo avere, con le stanze a tema utilizzando tutto il trash che andavamo vedendo: imperdibile pelle di pecora, e finta coperta di similpantera leopardata, lampade Althorn da albergo a ore, ecc ecc...

La serata è finita davanti ad una rossa irlandese per me e ad una doppio malto per Chris, e molte papatine per entrambi. Non al negozio, chiaramente, bensì al pub sotto casa. Si parlava d'America, di Giappone, di Londra (Londra, città-nazione in se stessa) e d'Irlanda, di Australia e India... In cerca di musica e di immagini, commentando l'uscita del nuovo i-pod da 60 giga, che vede le foto, e del prossimo che vede i filmati, abbiamo girato il mondo delle nostre idee fino a molto tardi, o molto presto, a seconda delle visioni della vita. Dopo aver risalito i miei 88 gradini (88 come i tasti del pianoforte) mi son fatta una tisana, ho aperto la scatola dei ginger thins ma sono rimasta a lungo in meditazione davanti ai miei muri (metafora?), in cerca di un angolo vuoto.

Svuota la mente, svuota la mente! dicevo stasera a Chris come se fossi stata Morpheus...

Più che altro qui bisognerà che io svuoti un pò di pareti.

domenica, ottobre 24, 2004

Di ritorno

Eccomi a casa.

I quattro colli che avevo all'andata ovviamente li ho dovuti riportare su al sesto piano senza l'ascensore al ritorno.
Sembravo un sanbernardo, tanto per intenderci, con la valigia trolley caricata via manici sulla schiena, lo zaino col computer sul davanti, il borsone coi cavi a tracolla e il sempre mitico marsupio rosa al suo posto.

No, a casa mia ad aspettarmi non c'è nessuno, quindi chi fa da sé fa per tre, con santa pazienza e una notevole dose di energia aggiuntiva, specie a mezzanotte.

A Siena il corso è iniziato all'insegna del lavoro coatto di Calviniana memoria: ho distribuito patterns scale e arpeggi a tutta randa, ed un memorandum in quindici punti per studiare i brani. Se ora gli studenti non studiano, c'è veramente qualcosa che non va, in senso cosmico.

Sono davanti alla mia tazza della colazione, ormai vuota (è l'ora del secondo caffè). Non sto rispondendo al telefono e il cellulare è spento. Faccio l'orso.

E' che gli incontri di Siena sono sempre così intensi... Dopo ho proprio bisogno di richiudermi nel guscio e stare in silenzio per qualche giorno. In compenso sono già due ore che scrivo e-mails di risposta in arretrato, e ne avrò sicuramente per altre due... L'assioma della comunicazione, diceva Watzlavick, è che non si può non comunicare...

Insomma, è domenica, io sono raffreddatissima ma già meno sorda di prima grazie al consiglio di Giulia (secondo corso) che mi ha invero caldamente invitata a farmi risolutivi sciacqui con acqua e sale. Beh, non credevo. Meglio dell'idraulico liquido!

Da Graziana e Pietro ho mangiato pasta coi broccoli, pasta con le cime di rapa e un fantastico brodo di verdure la prima sera, che sono arrivata raffreddata come il piccolo Nemecek dei Ragazzi della Via Paal... La bilancia del rientro dice che non si è accorta di nulla. Miracolo!

Al dopofestival del giovedì sera siamo ancora in pochi, è l'inizio dell'anno... Quindi il tasso alcolico è ancora basso, anche perché i Maestri Giachero e Cantini bevono latte e succo di frutta, e abbassano la media generale. Alle lezioni invece c'è una notevole puntualità, il che se consideriamo le rare ore di sonno disponibili è un grandissimo risultato. Ok, dunque: buon anno nuovo ai partecipanti!

Oddìo. mezzogiorno passato! In effetti ora che ci penso bisognerà che esca a procacciarmi del cibo prima di riprendere a scrivere. Ah, se potessi essere Wonderwoman...!

venerdì, ottobre 15, 2004

Comincia Siena Jazz...

Siamo alle solite.

Domattina parto per Siena, ma ho la valigia ancora a metà e tutto sparso per il salotto.

Vago per i miei cinquantasette metri quadri, riflettendo come un vecchio capo indiano con il calumet della pace in una mano ed il mento nell'altra.

Cammino lenta: più rallento e più sono precisa. Quindi, alla fine, veloce.

E' un mio vecchio trucco.

In verità io vado intorno accendendo incensi, non tanto per l'aspetto propiziatorio, quanto perché ora per dieci giorni sarò nuovamente fuori casa, e mi tocca rinunciare ai miei odori casalinghi che tanto fanno home sweet home.

Gli snack della Enervit, linea Zone Diet.
Le proteine in polvere.
Lo shaker per le suddette proteine.

Slips, calzini, quinte aumentate. La sciarpa se fa freddo. I trucchi, la spazzola. Dove cavolo ho messo i mezzi guanti stile Eminem? Ho smontato tre armadi. Niente.

Lo struccatore.

I dischetti di cotone.

Le scarpe le maglie i maglioni la giacca il caricabatterie del telefono dei telefoni il secondo telefono.

La macchina fotografica il caricabatterie annesso i-pod il carica i-pod il cavo ethernet la prolunga per le casse il cavo per internet il cavo a due pin jacks per la prolunga, prima della prolunga.

Il microfono il primo cavo jack-jack il secondo cavo cannon-jack.

Il magico talking stick che accompagna ogni inizio e fine corso, da una quindicina d'anni.

Bacchette per la batteria.

Le creme White, le Luci White, la Piastra, le piastrine. Le piastrine quelle nuove di Alberto, appena ricevute: due livelli nuovi, bellissime.

Le pile.

Il pigiama, le lenti, i liquidi per le lenti. Gli occhiali da vista, gli occhiali da sole (io ci ho quelli di Trinity, un mito).

Spartiti.

Totale colli: 4.

Beh, sì, perché? Trolley, borsa caricabile sul manico del trolley, zaino per il computer (computer, cavo di alimentazione, cuffiette stereo, batteria di ricambio, cd vuoti, cd pieni), e infine il mitico marsupio rosa con la scimmietta Olivia appesa sul lato. Me l'ha regalato Giuseppe Argirò, il regista, insieme ad una venti-trentina d'anni di meno. M'è convenuto: è carino, e mi scambiano per teenager.

A questo punto dovrebbe esserci tutto...

...Ma la conoscete anche voi, no, la sensazione di aver dimenticato qualcosa di fondamentale...?

Non ho sonno.



venerdì, ottobre 08, 2004

E cammina, cammina...

E' che abitando in centro faccio tutto a piedi!

Ieri, con un rapido calcolo, ho camminato ben quattro ore!!! Veramente la prima parte erano giri d'ufficio, roba di piccole compere necessarie, riparazioni... Mi si è rotto l'altroieri anche il cellulare nuovo comprato subito prima di partire, Nokia in garanzia, per fortuna; Alberto, quello del W.H.I.T.E., sostiene che ormai nessuna tecnologia regge la mia vibrazione. Beh, dev'essere pur vero, perché a quanto pare mi si continuano a disintegrare senza apparente motivo gli apparecchi nuovi di qualsivoglia natura! E non è sfiga, sciocconi: a parte che tutto il resto della mia vita è fortunatissimno, ma comunque il mocio e la scopa sono integri, la vecchia caldaia va che è una meraviglia e la lavatrice di 20 anni fa pure, i rubinetti sono ok, la serratura di casa non si blocca... E' proprio la tecnologia che non carbura!

La sto prendendo con molta filosofia, comunque, e ne approfitto per raggiungere a piedi (dopo 3 mesi di immobilità forzata in America, mi pare il minimo) qualunque destinazione romana. La macchina non ce l'ho, il che a Roma centro è più un vantaggio che altro.

Da Ikea next Monday invece andrò in metropolitana, e prenderò poi la fantastica navetta ad Anagnina. Tanto poi ci sono due ore da camminare all'interno, cercando di farsi venire delle idee creative per ricomporre il proverbiale casino che si forma nel mio salone.

Oddìo tra pochi giorni devo fare la valigia senese...

...L'America mi ha fatto miracolosamente passare ogni desiderio consumistico. Solo dall'India ero tornata così distaccata dai beni materiali. Trovo che la moda sia bruttissima, che inciti subdolamente ad un'anoressia con le spalle veramente troppo strette e il bacino inesistente (ma che dire su questa struttura a fil di ferro, della maggiorazione delle tette? e com'è possibile che oggi da Onyx una Large sia una Small di ieri?), coprendo di un alone sexy ciò che in realtà è una grande disperazione ed un terrore di crescere... Cioè: una profonda richiesta della società alle donne di non crescere, di non diventare femmine davvero, per favore, non davvero indipendenti e mature, non capaci di procreare e di amare, non autentiche, e non adulte per carità. Possibilmente dovremmo rimanere anche stupidine, per aderire meglio all'ideale televisivo del momento... Bombardate da questo messaggio, cosa dovremmo fare? La controparte seria è l'orrido tailleur da signorinetta, la giacca avvitata che fa tanto donna manager anni '80, la gonna sotto il ginocchio o sopra ma comunque rigorosa quanto il pantalone scuro e diritto... Bleah...

L'alternativa, già ampiamente sperimentata negli States, è un opposto ormai vecchio e stantìo: l'abbigliamento compulsivamente etnico, fricchettone, ammantato, colorato forte e scuro, mai luminoso e piuttosto intellettuale. Un disastro, se pensate che mi vestivo così già 30 anni fa.

Anno 2004. Jeans e magliette sovrapposte, felpe col cappuccio, Pile & Co., scarpe da ginnastica e pugni nella tasca davanti (beh, fa parte dell'iconografia, no?), zuccotto calcato sugli occhi e mezzi guanti scuri, tutto però rigorosamente no global, insomma qualcosa di assolutamente neutro finché passa 'sto momento di buio. Ah beh, che ci volete fare? Oggi mi è arrivata pure la notizia che i repubblicani hanno incriminato Michael Moore perché incita gli studenti ad andare a votare, promettendo loro in cambio mutande pulite e pacchetti di snacks vari, e perfino di andargli a pulire la stanza nel "dorm" universitario! Senso dell'umorismo zero, ma in compenso grande senso civico, questi accaniti sostenitori di Bush...

In tutto ciò, ieri alle 16 e 30 ho incontrato Damiana, che si è offerta di farmi da guida turistica. Ah! L'archeologa che è in lei, come lei stessa sostiene, ha reso il mio pomeriggio una vera festa con sindrome di Stendhal finale, perché davvero ero sperduta nella mia città con lo sguardo pieno di meraviglia e un pò di nausea da vertigini storico-culturali...

Il gelato da Giolitti era la prima fermata d'obbligo (quanti gusti possiamo scegliere?). Poi naturalmente il Pantheon e la sua bellissima storia dell'otto, dell'infinito e del tutto in Uno. Passiamo in Piazza della Minerva, con l'elefante esoterico del Bernini sotto l'obelisco egizio, l'affascinante Cristo del Michelangelo, che non conoscevo, e che dentro la basilica pare più un guerriero indomito, appoggiato alla croce piantata per terra come fosse una lancia, e con l'aria da David... Poi l'Area Sacra di Largo Argentina, il teatro di Pirandello prima che diventasse Teatro Argentina (Templi e Teatri uniti nella storia dal senso della loro funzione catartica e mistica), e a dissacrare i luoghi e la mia mente assorta l'uccisione di Cesare proprio lì, il sangue a sporcare la scena, forse la scena a riproporre il dramma...
...Poi verso piazza Venezia, i turisti che chiedono sempre se Mussolini s'affacciava dall'altare della Patria (veramente questa è una tomba, risponde sarcastica Damiana). La Colonna Trajana da srotolare come gli scritti dell'epoca, e i mercati lì attorno, Frizia (ognuno di voi mi chiama come gli pare, per Damiana sono Frizia) ma ti immagini due enormi biblioteche pubbliche, una latina e una greca, proprio qui affacciate su Wall Street, le prime della storia, quasi duemila anni fa, la storia i mercati la letteratura e la filosofia uniti insieme in un unicum indissolvibile?

Torniamo indietro costeggiando i giardini del Quirinale, passando sotto i ponti rinascimentali... Si chiacchiera, si cammina ammirando a naso in su tutta questa italianità fatta di mille sfumature diverse, accatastamenti di epoche e stili, varietà in totale armonia... Damiana sostiene che ho proprio l'aria da Hello, Kitty. In effetti sono totalmente affascinata dai suoi racconti, e quando mi chiede se voglio andare di qua, se voglio girare di là, se conosco quello scavo o quel palazzo antico, rispondo "sì" e "no" in sovracuto interrogativo come i bambini, e davanti ai monumenti commento di nuovo con sole vocali.

Ci salutiamo vicino a Fontana di Trevi, per tornare nei nostri appartamenti del Centro. Un'amica di Damiana appena incontrata comprerà il latte anche per lei. Io passerò al DìperDì a fare un pò di spesa prima che chiuda. E' il crepuscolo, la luce sul finire della bella giornata è incredibile. Cammino sola verso casa coi lampioni accesi, i fari delle auto e degli autobus che si incrociano, le serrande dei negozi che cominciano ad abbassarsi.

Grazie, Dami! Ritrovo un pò ogni giorno la mia Roma, e me la godo.

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