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Come vorrei che imparaste
Di Fabrizia (del 04/04/2006 @ 00:02:00, in Vocal Coaching/Lezioni di Canto, linkato 1121 volte)
APPRENDERE
(da Erich Fromm – Avere o Essere – Oscar Saggi Mondadori p 60)


Studenti che facciano propria la modalità esistenziale dell’avere assisteranno a una lezione udendo le parole dell’insegnante, afferrandone la struttura logica e il significato e facendo del loro meglio per trascrivere ognuna delle parole stesse nel loro quaderno d’appunti, in modo da poter poi mandare a memoria le annotazioni e quindi superare poi la prova di un esame. Ma il contenuto non diviene parte del loro personale sistema di pensiero, arricchendolo e dilatandolo; al contrario, essi trasformano le parole che odono in agglomerati di idee cristallizzate o in complesse teorie che comunque immagazzinano passivamente. Gli studenti e quanto viene loro insegnato rimangono estranei, a parte il fatto che ognuno degli studenti è divenuto il proprietario di un insieme di affermazioni fatte da qualcun altro (il quale a sua volta o le ha coniate di suo o le ha riprese da un’altra fonte).

Gli studenti che fanno propria la modalità dell’avere si prefiggono un’unica meta: mantenere ciò che “hanno appreso”, registrandolo esattamente nella propria memoria oppure conservandone accuratamente le annotazioni. Non devono né produrre né creare qualcosa di nuovo. In effetti gli individui del tipo “avere” mostrano la tendenza a sentirsi turbati da nuovi pensieri o idee su questo o quello’argomento, e ciò perché il nuovo mette in questione l’insieme cristallizzato di informazioni che già possiedono. In effetti, per una persona agli occhi della quale l’avere costituisce la forma principale di relazione con il mondo,idee che non possano venire facilmente incamerate (o registrate per iscritto) sono preoccupanti, al pari di qualsiasi altra cosa che cresca o si trasformi, e che pertanto sia incontrollabile.

Il processo di apprendimento è di tutt’altro tipo per quegli studenti che fanno propria la modalità di rapporto con il mondo incentrata sull’essere. Tanto per cominciare, costoro non andranno alle lezioni, neppure alla prima di un corso, a guisa di tabulae rasae; hanno riflettuto già in precedenza sulle problematiche che le lezioni affronteranno, e custodiscono nella mente un certo numero di domande e problemi personali. Si sono occupati della materia, e questa li interessa. Anziché essere passivi recipienti di parole e idee, ascoltano, odono e, cosa della massima importanza, ricevono e rispondono in maniera attiva, produttiva. Ciò che ascoltano stimola gli autonomi processi di elaborazione mentale, provocando in loro il sorgere di nuove domande, di nuove idee, di nuove prospettive. Il loro ascoltare è un processo vitale. Prestano orecchio con interesse, odono davvero quel che l’insegnante dice, spontaneamente si rivitalizzano in risposta a ciò che ascoltano. Non acquisiscono semplicemente conoscenze, un bagaglio da portarsi a casa e mandare a mente. Ognuno di loro è stato coinvolto ed è mutato: ognuno dopo la lezione è diverso da come era prima. Naturalmente, questa modalità di apprendimento può imporsi solo qualora l’insegnante offra argomenti stimolanti: vuote chiacchiere non possono trovare, come risposta, la modalità dell’essere, ragion per cui gli studenti che la facciano propria preferiscono non ascoltare affatto, per concentrarsi sui loro personali processi mentali.
Qui va fatto almeno un accenno al significato di “interesse”, che nell’uso corrente si è ridotto a un’espressione esangue, consunta. Il significato essenziale di essa è reperibile nella radice da cui deriva: il latino inter-esse, vale a dire “essere tra” o “dentro”. Quest’interesse attivo ha trovato espressione, nel Middle English, vale a dire l’inglese parlato tra il 1200 e il 1500 circa, nel verbo to list (aggettivo listy; avverbio listily; il verbo significa ascoltare, prestare attenzione, accezione usata soltanto in senso poetico e ritenuta oggi arcaica, ma anche aver voglia, desiderare; il termine to list nel senso di sbandare deriva ovviamente dal significato originario: la nave “ascolta” il vento, e insieme lo “desidera” con tanta forza, da obbedirgli incontrollatamente; si noti infine che list come sostantivo significa confine, frontiera, e al plurale recinto, palizzata (to enter the lists = entrare in lizza - NdT). Nell’inglese moderno, to list è usato soltanto in senso spaziale: a ship lists (una nave sbanda); il significato originario in senso psichico lo si trova unicamente nell’espressione, di connotazione negativa, listless (disattento, distratto; svogliato, indifferente). To list un tempo significava “aspirare attivamente a”, “essere sinceramente interessato a”. L’etimo è lo stesso di quello di lust (lussuria, concupiscenza, brama, avidità), con la differenza che to list non sta a indicare una brama da cui uno è trasportato, bensì il libero e attivo interesse per qualcosa, ovvero l’aspirazione a raggiungerla…..